Le turf house islandesi: vivere in armonia con la natura

Durante il nostro viaggio in Islanda ci siamo imbattuti in qualcosa che ci ha davvero colpiti: le turf house, le antiche case di torba che raccontano un pezzo fondamentale della storia e della cultura di questo Paese. Non sono semplici costruzioni, ma vere e proprie testimonianze di come gli islandesi abbiano imparato ad adattarsi a un ambiente tanto ostile quanto affascinante, sfruttando ciò che la natura metteva loro a disposizione.

Origini e funzione delle turf house

Le prime turf house risalgono all’epoca dei coloni vichinghi, intorno al IX secolo. Quando gli scandinavi arrivarono in Islanda, scoprirono subito che l’isola non offriva molto legno da costruzione, se non quello portato dalle correnti oceaniche. Le foreste erano limitate, e il clima rigido rendeva difficile sopravvivere in abitazioni leggere. Fu così che nacque l’idea di costruire con la torba, un materiale naturale facilmente reperibile e dalle incredibili proprietà isolanti.

Le turf house erano fatte di blocchi di torba pressata, tagliati dalle distese erbose e sovrapposti come mattoni. Il tetto, anch’esso ricoperto di torba e vegetazione, diventava un tutt’uno con il paesaggio circostante. Queste case offrivano un isolamento termico eccezionale: d’inverno trattenevano il calore, d’estate mantenevano gli ambienti freschi. Nonostante la semplicità dei materiali, il risultato era sorprendentemente solido e confortevole.

La vita dentro le turf house

Entrare oggi in una turf house restaurata è come fare un salto nel tempo. Gli interni erano bui, con poche finestre, e organizzati attorno a un unico ambiente centrale chiamato baðstofa, la stanza comune. Qui si cucinava, si mangiava, si lavorava e spesso si dormiva, tutti insieme, per mantenere il calore e rafforzare i legami familiari. Le pareti erano rivestite in legno quando possibile, per rendere gli ambienti più accoglienti, mentre il pavimento era spesso di terra battuta.

Queste abitazioni erano molto più che semplici rifugi: rappresentavano uno stile di vita collettivo, in cui la sopravvivenza dipendeva dalla condivisione e dall’ingegno. Pensare a famiglie intere che trascorrevano le lunghe notti invernali in questi spazi stretti ci fa riflettere su quanto fosse diversa la quotidianità di un tempo, e su come fosse radicato il senso di comunità.

Simbolo di sostenibilità

Oggi, guardando le turf house, rimaniamo stupiti dalla loro modernità concettuale. In un’epoca in cui si parla tanto di bioedilizia, efficienza energetica e impatto ambientale, queste case ci appaiono come un modello di sostenibilità ante litteram. Erano costruite con materiali locali, biodegradabili e rinnovabili, perfettamente integrati nel paesaggio. Inoltre, la loro manutenzione era continua: quando una parete cedeva o il tetto si indeboliva, bastava aggiungere nuova torba, in un ciclo naturale che non produceva rifiuti.

Non sorprende che molti architetti contemporanei guardino alle turf house come fonte di ispirazione per un futuro dell’edilizia più attento all’ambiente.

Dove ammirarle oggi

Durante il nostro itinerario lungo la Ring Road, abbiamo avuto l’occasione di visitare alcune delle turf house meglio conservate. Sulla strada da Reykjavik a Nupakott , una breve deviazione ci ha portato a Keldur Turf House dove e’ presente  un intero complesso di case di torba risalenti al XVIII e XIX secolo. Passeggiare tra i corridoi stretti e osservare gli arredi originali ci ha fatto percepire la vita di un tempo in tutta la sua autenticità.

Un patrimonio da preservare

Oggi le turf house non sono più abitate, ma restano un patrimonio culturale prezioso. Rappresentano il legame tra gli islandesi e la loro terra, un esempio di come l’uomo possa vivere in armonia con la natura senza piegarla, ma adattandosi ad essa. Passeggiando accanto a queste case dall’aspetto quasi fiabesco, con i tetti erbosi che si confondono con i prati, abbiamo avuto la sensazione di trovarci davanti a un paesaggio vivo, che ancora oggi racconta storie di resilienza e di ingegno umano.

Conclusione

Le turf house non sono solo una curiosità architettonica, ma un vero e proprio simbolo identitario dell’Islanda. Ci ricordano che la sopravvivenza, in un ambiente tanto estremo, è stata possibile grazie a creatività, spirito comunitario e rispetto per la natura. Visitandole abbiamo imparato che, anche nel nostro presente fatto di tecnologia e comfort, si può guardare al passato per riscoprire un modo di abitare più semplice, sostenibile e autentico.


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